guarda la collezione qui https://flic.kr/s/aHBqjB4NoM
Qualcuno, in modo un poco irriverente, ha associato il Pantheon Induista al mondo dei protagonisti dei fumetti Marvel. Con il dovuto rispetto devo dire che in qualche modo sono d’accordo. Diciamo che le Divinità Induiste, pur nelle loro fantasmagoriche manifestazioni, restano sempre molto umane, anche quando diventano esseri certamente terrificanti, ma immaginabili dalle nostre menti. Si può dire che c’è sempre più “immanenza” che “trascendenza”, e che il mondo degli dei coincide con il meglio, o il peggio di quello di noi comuni mortali . Ciò non toglie, anzi rafforza, il potere suggestivo delle narrazioni mitologiche, ed enfatizza la dimensione metaforica delle immagini chiamate a dare corpo alle storie ed ai loro protagonisti. Si può dire che c’è un demone praticamente per ogni situazione, immaginato con una fantasia che materializza il messaggio affidato alla storia narrata. Pensate a Kirtimukha, il guardiano feroce che “mangia tutta la negatività” , rappresentato in questa serie di piccole maschere / amuleto provenienti dalla Collezione di Paola e Giuseppe Berger.Kirtimukha ( o Kala ) è una figura mitologica dall’aspetto aggressivo e raccapricciante ; si trova spesso anche nell’architettura dei templi Khmer, posizionata nella parte superiore di porte, finestre ed archi. E’ conosciuta come t’ao t’ieh (il mostro dell’avidità) in Cina, chepu (una forma di serpente divoratore) in Nepal e come kala (che simboleggia il passare del tempo) nel sud-est asiatico. L’origine è induista, ed evoca in questo caso il destino o il dio della morte ( in alternativa a Yama). Non a caso il termine Kala, in sanscrito significa Tempo ed indica anche il colore nero. Kala è spesso associata a Rahu, il demone indiano dell’eclissi e nell’est dell’India assume spesso il nome di Rahu-Mukha. In altre parti dell’India, questa divinità è conosciuta come Kirtimukha, il volto della gloria, dove Kirthi ha il significato di fama o gloria e Mukha è il viso. Kirtimukha è riconoscibile perché sempre raffigurato mentre sta ingoiando qualcosa, a significare la necessità di abbandonare la gloria prima di entrare nel tempio.
L’origine è una leggenda indiana che racconta dell’arroganza di Jalandhara, demone molto potente che osò sfidare Shiva giungendo ad intimargli, per il tramite del messaggero Rahu, di cedergli la sposa Parvati in segno di sottomissione e rispetto. La furia di Shiva in quel caso si manifestò creando per il tramite del terzo occhio un fulmine, che diede vita ad un demone raccapricciante, enorme e vorace, generato per divorare il messaggero. Rahu, messaggero senza colpe, fece appello alla generosità di Shiva invocando e ottenendo la pietà del dio. Che fare però con l’insaziabile mostro creato, che minacciava di divorare il mondo? Semplice e sorprendente la soluzione: ordinargli di divorare se stesso, cosa che il mostro fece fin chè gli fu possibile, ovvero fino al volto. Nacque così Kirtimukha , ovvero il Volto della Gloria, destinato da Shiva a presidiare ogni porta . Chiunque trascurasse di adorare Kirtimukha prima di entrare non avrebbe mai ottenuto i favori di Shiva. Nella tradizione buddista Kirtimukha diventa divinità protettrice che distrugge i demoni e difende dalle forze tiranniche del mondo. Ammonisce chi entra a liberarsi dall’ego, l’elemento più distruttivo del tratto umano che non permette di crescere nella conoscenza ne’ aiuta a mantenere il prestigio e la prosperità.