Halloween..o meglio All Hallow’s Eve : una scelta tra vita e morte, tra speranza e disperazione: la lezione dei Cubeo ( Amazzonia )

 Hallowen è una parola composta da Hallow ( santificare ) ed Eve, ovvero sera. , abbreviazione di evenign: la sera dei Santi. Non c’è terrore: c’è Mistero, e che esso che generi paura o speranza è una scelta a cui ognuno è chiamato. Certo la Morte è un grande mistero, il più grande da sempre, e per questo è al centro di ogni rito praticato dagli esseri umani. La festa di Ognissanti ad un certo punto ad esempio si sovrappone a Samhain, la festa celtica che celebrava la memoria degli Antenati, il bagaglio di tradizioni che diventa la cultura di un popolo, lo scrigno che costudisce l’identità più profonda affidata dai genitori ai figli da sempre … non a caso in ogni cultura un analogo rito si celebra sempre nello stesso periodo, quello del cambio di stagione che annuncia l’Inverno . E ancora una volta non è dall’altro mondo, ma da un Altro Mondo ( che poi tanto Altro non è…) che ci arriva una lezione di speranza e civiltà. Bisogna solo sapere vedere.

I Cubeo, che vivono lungo le rive boscose del fiume Uaupés in Brasile e Colombia, tradizionalmente tenevano cerimonie funebri di tre giorni chiamate Óyne, o “Piangi”. Soppressa dai missionari negli anni ’40, la cerimonia è stata parzialmente ripresa nel 1970, ma oggi non si sa se il rito  ‘Óyne sia praticato.

Quando un parente moriva, veniva avvolto in un’amaca, fornito delle necessità di viaggio e sepolto in una canoa sotto la Grande Casa di famiglia. I beni più preziosi erano conservati in un cesto e conservati da parenti stretti. L’Óyne durava fino a un anno dopo la sepoltura. La tempistica non solo consentiva di avvisare gli ospiti lontani, ma coincideva  con la maturazione dei frutti di palma da pesca durante la breve siccità di gennaio e febbraio.

Un parente stretto agiva  come cerimoniere principale per le funzioni legate al lutto e maestro dell’Óyne, invitando gli ospiti e coordinando la sequenza rituale. La cerimonia di tre giorni si apriva con un lamento espresso prima dell’alba,  condotto dal maestro Óyne e da un’anziana del clan. Mentre il maestro di cerimonia  cantava in sillabando in modo preciso e rabbioso, chiedendo vendetta sull’essere malvagio  responsabile della morte, la leader femminile singhiozzava sommessamente dalla sua amaca sul retro della Grande Casa:  i due parenti piangevano  in un accorato, melodico contrappunto.

Al centro della Grande Casa era collocato un cesto decorato con i beni del defunto. Mentre i parenti stretti si radunavano attorno al contenitore , i fratelli del clan rendevano omaggio al defunto gridando promesse di vendetta, brandendo armi e sonagli sciamanici ed inveendo contro lo stregone. Al sorgere del sole, altri si univano al gruppo, formando un ampio semicerchio attorno al santuario, piangendo la loro comune perdita.

Nelle ore prima dell’alba del terzo giorno il rito  Óyne prendeva una svolta drammatica, quando ballerini vestiti con maschere dipinte, lunghe fino al ginocchio e incappucciati irrompevano bruscamente nella Casa Grande, la maggior parte dei quali impersonava spiriti animali. Gli attori, tutti uomini e ragazzi, accompagnavano i loro movimenti con canti associati ai loro personaggi, imitando i suoni e i movimenti degli spiriti animali e battendo il terreno con i manganelli.

Entravano per primi ballerini che indossavano maschere da giaguaro, con balzi vigorosi e simulando gesti felini . I giaguari erano seguiti da farfalle che trasportavano piccole zucche di birra. Loro, a loro volta, erano seguiti da larve di farfalla (bruchi), issate su pali e sospeso su  travi. Diversi ballerini mascherati raffiguranti antenati come la Madre Ancestrale presenziavano inattivi    durante i riti di lutto . Alla fine si ritrovava  una folla di artisti, e le loro performance  da clown mutavano  l’atmosfera collettiva dal cupo dolore per la perdita, al gioco e alle risate.

Al sorgere del sole, iniziava la cerimonia di chiusura e la comunità  si trasferiva all’esterno. Gli artisti mascherati circondavano la casa, cantando: “Stiamo tornando a casa nella nostra Kuwai House [la casa di una divinità  creatrice], seguendo il volo della farfalla bianca che… ci mostra la strada“. Si levavano le loro maschere e le posizionavano su pali verticali nella piazza aperta davanti alla Grande Casa . Lì, con sfarzo cerimoniale, le maschere venivano  bruciate in un falò e lo spirito del defunto rilasciato nel fiume dei morti, che scorre attraverso il mondo sotterraneo. Con questo atto, si dichiarava  che il parente defunto fosse dimenticato e il suo nome non fosse mai più pronunciato.

Sebbene la cerimonia Óyne non sia più molto nota, i Cubeo continuano a produrre maschere Óyne per l’esposizione e la vendita. Le maschere dipinte, o táwü, sono realizzate con la corteccia interna bianca di un albero con lo stesso nome. Rappresentano un pantheon di spiriti della foresta, noti come takahédekokü (spiriti di corteccia di stoffa), che si dice siano visibili solo agli sciamani. La maggior parte delle maschere raffigura animali, tra cui il giaguaro, il bradipo, il pappagallo, la libellula, la rana, lo scarabeo stercorario, la farfalla, l’avvoltoio, il falco e il pesce. Ognuno è dipinto con un motivo che riflette le caratteristiche distintive dell’animale: i pesci hanno squame triangolari, i giaguari sono decorati con macchie e uccelli e insetti hanno ali dipinte. Le maschere raffigurano anche le fasi della vita giovanile e di transizione della specie, come larve, uova e girini, evocando il tema della rinascita e della rigenerazione che diviene così  parte integrante del rito funerario Óyne.

I  Cubeo dividono il cosmo in tre strati distinti: cielo, terra e mondo sotterraneo. Mentre le maschere raffigurano creature di ciascuno di questi regni, gli spiriti che trascendono gli strati sono particolarmente importanti: il giaguaro , che sale sugli alberi; la farfalla e il pesce, i cui piccoli si trasformano da larve o uova; e l’avvoltoio carogna e lo scarabeo stercorario che consuma o seppellisce sostanze morte. In questo modo, la Cerimonia Óyne riguarda  sia al mondo dei vivi che a quello dei morti, sottolineando, connessioni e   transizioni tra i due.

fonte https://americanindian.si.edu/exhibitions/circleofdance/cubeo.html

Giuliano Arnaldi, Onzo 30-10-2022

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