#copyleft, la biblioteca aperta / the open library

libri in biblioteca a Onzo.

#copyleft, una biblioteca aperta

Scusate il gioco di parole, ma mi pare renda l’idea…in genere l’espressione culturale, nel rispetto del legittimo diritto di chi crea, dovrebbe essere libera.  A maggior ragione dovrebbe esserla  quando è memoria a rischio di intere popolazioni, già umiliate, violate, rapinate ed usate dalla voracità di noi occidentali. Sto parlando delle culture extraeuropee, quelle che noi definiamo primitive. Sono diverse, non primitive. E’ sufficiente saperne vedere la bellezza profonda , la potenza archetipica con cui ci parlano, ci obbligano a pensare alla vita che nesce e che muore, al coraggio, alla paura, ai bisogni immanenti e a quelli trascendenti. Andando oltre, cercando di comprendere cosa vuole dirci un oggetto d’uso, una maschera, una statua, si può scoprire un mondo rituale mitico,  complesso ed articolato che non è secondo a quello greco, o latino. E rendersi conto che non sono così diversi da noi. Forse sono rimasti più umani. Lo hanno capito d’istinto  i grandi Artisti del Novecento, che in quel linguaggio di forme, segni e colori hanno trovato linfa vitale, lo hanno capito i primi viaggiatori, gli antropologi e conseguentemente è nato il collezionismo. Da questa parte del mondo se non quantifichiamo non qualifichiamo. Al netto di una certa spocchia e di una singolare ossessione a “catalogare”, chi ha frequentato quei paesi nella prima metà nel secolo scorso ha raccolto informazioni preziose, narrazioni che consentono di “capire” maschere, sculture ed oggetti, e conseguentemente i popoli che li hanno creati ed usati. E ci ha scritto libri importanti per non consegnare intere culture all’oblio. Il paradosso è che quei libri sono spesso introvabili e/o carissimi, ed i primi a non potere conoscere la loro storia sono i giovani di quelle terre che abbiamo spogliato e spesso annichilito.

Molti di quei libri sono nella Biblioteca Tribaleglobale di Onzo, paesino alla periferia dell’impero sulle alture di Albenga. Centinaia di titoli sulle Arti Africane, Oceaniche, Indonesiane, Nepalesi…sono disponibili per la consultazione. Se troveremo le risorse li scansioneremo e trineremo un modo ( legale ) per metterli a disposizione on line. Intanto chi sa cosa cercare, vuole consultare un testo specifico, conoscere la storia di un oggetto può contattarci e proveremo ad aiutarlo. I testi disponibili sono visibili su   https://www.flickr.com/photos/tribaleglobale/collections/72157716739318767/ 

Naturalmente non costa nulla… noi siamo per il #copyleft

#copyleft, an open library

Excuse the pun, but it seems to me that it’s get the idea… in general, cultural expression, in respect of the legitimate right of those who create, should be free. All the more reason it should be when it is memory at risk of entire populations, already humiliated, violated, robbed and used by the voracity of us Westerners. I’m talking about non-European cultures, the ones we call primitive. They are different, not primitive. It is enough to know how to see the profound beauty, the archetypal power with which they speak to us, they force us to think about the life that is born and that dies, about courage, fear, immanent and transcendent needs. Going further, trying to understand what an everyday object, a mask, a statue wants to tell us, we can discover a mythical, complex and articulated ritual world that is not second to the Greek or Latin one. And realize that they are not that different from us. Perhaps there are more humans left. The great artists of the twentieth century understood this instinctively, who found lifeblood in that language of shapes, signs and colors, the first travellers, anthropologists understood it and consequently collecting was born. In this part of the world if we don’t quantify we don’t qualify. Apart from a certain arrogance and a singular obsession with “cataloguing”, those who visited those villages in the first half of the last century have gathered valuable information, narratives that allow them to “understand” masks, sculptures and objects, and consequently the peoples who they created and used them. And they wrote us important books so as not to consign entire cultures to oblivion. The paradox is that those books are often unobtainable and/or very expensive, and the first who cannot know their history are the young people of those lands that we have stripped and often annihilated.

Many of those books are in the Tribaleglobale Library of Onzo, a small village on the outskirts of the empire, on the heights of Albenga. Hundreds of titles on African, Oceanic, Indonesian, Nepalese Arts… are available for consultation. If we find the resources we will scan them and find a (legal) way to make them available online. Meanwhile, those who know what to look for, want to consult a specific text, know the history of an object can contact us and we will try to help them. The available texts are visible on https://www.flickr.com/photos/tribaleglobale/collections/72157716739318767/ 

Of course it costs nothing… we are for the #copyleft

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