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pettorali Tefan ( Mas bulan ) , Timor centro occidentale
Sono oggetti semplici ma profondamente evocativi, nella forma come nel segno. Si può dire che forma e segno sono interdipendenti , e compongono un “codice a due fattori” indispensabile per far emergere la funzione di questi oggetti rituali.
- Origine e funzione. Presenti in tutta l’area di Timor, prendono nomi a volte diversi; il più comune è Tefan, ed è usato nell’area centro occidentale; Carpenter ( Ethnic Jewellery from Indonesia , 2011) li definisce mas bulan. Sono pettorali, e nascono come elemento del corredo rituale del guerriero; come in ogni angolo del mondo la loro funzione è catalizzare energie e rendere più forte il combattente. Forma e iscrizioni infatti (come per altro in molti casi anche materia e colore), oltre ad dichiarare una appartenenza clanica, sono nelle culture Primarie una sorta di messaggio indirizzato a forze sovrannaturali, al fine di ottenerne la benevolenza e l’aiuto nei momenti di necessità; è così anche nel caso di questi oggetti, almeno alla loro origine. In battaglia avevano anche una funzione pratica, che ne amplifica il valore sinestetico: riflettendo il sole abbagliavano il nemico. Con la fine delle guerre tra i diversi regni, i Tefan hanno assunto valore bene augurante nelle diverse cerimonie rituali che scandiscono il tempo delle comunità.
- Epoca, materiali e tecnica di lavorazione. Databili tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, sono realizzati a sbalzo; il segno è ottenuto percuotendo con un punzone la parte posteriore del pettorale secondo uno schema prefissato, ottenendo una forma puntinata sulla faccia destinata ad essere esposta. Sono realizzati in leghe metalliche diverse; prevale l’argento, a volte dorato, e diverse leghe a base di ottone. La materia prima veniva ricavata dalla fusione di monete ed oggetti acquisiti grazie ai contatti con gli occidentali.
- Alfabeto segnico. Corpi celesti, Rosa dei Venti, la forma della Mezzaluna ( secondo alcuni studiosi le corna del bufalo ) sono i segni maggiormente rappresentati. Raramente trovano anche figure antropomorfe stilizzate. Uno dei pettorali presenti nella collezione Tribaleglobale , e rinvenuto in situ da Alberto Batistoni nell’area di Belu, Timor Occidentale, reca curiosamente scritte che sembrano essere in latino: DOMI”, sul lato sinistro, mentre in verticale sul lato destro si legge “LEBO” e nella parte inferiore la sigla “D.L.” (abbreviazione di DOMI LEBO). L’iscrizione potrebbe quindi significare il nome della famiglia o clan LEBO (?), considerato che “domi” significa casa, famiglia in latino. ( sostantivo femminile, IV declinazione di domūs, 1 casa – 2 abitazione, sede, dimora – 3 famiglia, parentela – 4 patria, luogo o città natale – 5 scuola, setta filosofica – 6 tomba, sepolcro – fonte https://www.dizionario-latino.com/ . ). Potrebbe anche essere l’abbreviazione di Dominikus, nome proprio di derivazione portoghese come molti altri in quell’area. E’ comunque un esempio interessante del sincretismo tra cristianesimo e animismo che si venne a creare al tempo della colonizzazione. Come sempre l’interpretazione iconografica di simboli provenienti da culture lontane è riduttivo quando non fuorviante. Secondo Bérénice Geoffroy-Schneiter ( Gioielli d’Asia, Skira 2011 pagg. 278 e 306 ) i monili incisi con la figura della mezzaluna potevano essere indossati sia da uomini che da donne a condizione che avessero già avuto il figlio primogenito. Gli uomini indossavano questi “dischi da decapitazione” come distintivi di prestigio e coraggio. (foto 1) Inoltre, presso gli Atoni, quando le nuove madri emergevano dal loro isolamento post-parto, venivano equipaggiate con il costume del guerriero maschio, completo dei dischi da cacciatore di teste maschio, completo dei dischi da cacciatore di teste ( foto 2).
foto 1 ) Area Centrale di Timor. Coppia durante una cerimonia, con il corredo rituale. L’uomo indossa sul petto un disco in argento, in origine segno indicativo dei cacciatori di teste. ( da Schulte-Nordholt, 1971 fig. 25 )
foto 2 ) Area centrale di Timor. La donna indossa gli abiti rituali del Cacciatore di Teste, nella cerimonia che si svolge alla fine del periodo di isolamente che segue il parto. ( courtesy Kon. Inst. v/d Tropen, Amsterdam.
- I pettorali della collezione Crince Le Roy. Eric Crince LE Roy, dopo aver studiato sociologia e si è specializzato in educazione degli adulti. Ha lavorato al Ministero dell’Istruzione e poi ha avviato una propria azienda nella gestione delle risorse umane, con la quale ha avviato importanti progetti all’estero, tra cui Nepal ed Egitto. A Giakarta, Crince Le Roy ha sviluppato un vasto progetto educativo dal 1996 al 1998, e pochi anni dopo lui e sua moglie hanno vissuto per un periodo nella città di Solo, sempre a Giava. La sua società di consulenza aveva un nome indonesiano: Masa Depan; parlava fluentemente Bahasa Indonesia. Marion ha lavorato per diversi anni nel dipartimento educativo del Tropenmuseum facendo la spola tra i Paesi Bassi e l’Indonesia.’ Molte opere provenienti dalla sua collezione sono presenti in Musei pubblici e privati. ( Renee Steenbergen, KVVAK)
They are simple but profoundly evocative objects, in form as in sign. It can be said that form and sign are interdependent, and compose a “two-factor code” indispensable for bringing out the function of these ritual objects.
Origin and function. Present throughout the Timor area, they sometimes take different names; the most common is Tefan, and is used in the central western area. They are pectorals, and were born as an element of the warrior’s ritual equipment; as in every corner of the world their function is to catalyze energy and make the fighter stronger. Shape and inscriptions (as in many cases also material and colour), in addition to declaring clan belonging, are in Primary cultures a sort of message addressed to supernatural forces, in order to obtain their benevolence and help in times of need. In battle they also had a practical function, which amplified their synesthetic value: by reflecting the sun they dazzled the enemy.With the end of the wars between the different kingdoms, the Tefan took on auspicious value in the various ritual ceremonies that mark the time of the communities
Period, materials and manufacturing technique. Dating between the end of the 19th century and the beginning of the 20th, they are cantilevered; the sign is obtained by striking the back part of the bib with a punch according to a pre-established pattern, obtaining a dotted shape on the face intended to be exposed. They are made of different metal alloys; silver, sometimes gilded, and various brass-based alloys prevail. The raw material was obtained by melting coins and objects acquired thanks to contacts with Westerners.
Sign alphabet. Celestial bodies, Compass Rose, the shape of the Crescent Moon (according to some scholars the horns of the buffalo) are the most represented signs. Stylized anthropomorphic figures are also found. One of the pectorals present in the Tribaleglobale collection, and found in situ by Alberto Batistoni in the Belu area, West Timor,. curiously bears writings that appear to be in Latin: DOMI”, on the left side, while vertically on the right side we read “LEBO” and in the lower part the acronym “D.L.” (abbreviation of DOMI LEBO). The inscription could therefore mean the name of the LEBO family or clan (?), considering that “domi” means house, family in Latin. (feminine noun, 4th declension of domūs, 1 house – 2 dwelling, seat, dwelling – 3 family, kinship – 4 homeland, place or hometown – 5 school, philosophical sect – 6 tomb, tomb – source https://www. dictionary-latino.com/ ). It could also be the abbreviation of Dominikus, a first name of Portuguese origin like many others in that area. It is anyway an interesting example of the syncretism between Christianity and animism that was created at the time of colonization. As always, the iconographic interpretation of symbols coming from distant cultures is reductive if not misleading. According to Bérénice Geoffroy-Schneiter (Jewels of Asia, Skira 2011 pages 278 and 306) the jewels engraved with the figure of the crescent could be worn by both men and women provided they had already had their first-born child. Men wore these “decapitation discs” as badges of prestige and courage. (photo 1) Furthermore, in Atoni, when new mothers emerged from their postpartum isolation, they were outfitted in the male warrior costume, complete with male headhunter discs, complete with headhunter discs (photo 2) .
The pectorals from the Crince Le Roy collection. Eric Crince Le Roy, having studied sociology and specialized in adult education. He worked at the Ministry of Education and then started his own company in human resources management, with which he launched important projects abroad, including Nepal and Egypt. In Jakarta, Crince Le Roy developed an extensive educational project from 1996 to 1998, and a few years later he and his wife lived for a period in the city of Solo, also in Java. His consultancy firm had an Indonesian name: Masa Depan; he spoke fluent Bahasa Indonesia. Marion worked for several years in the education department of the Tropenmuseum, traveling between the Netherlands and Indonesia. ‘Many works from her collection are present in public and private museums. (Renee Steenbergen, KVVAK)