Amazzonia, le maschere anarchiche/ Amazonia: The anarchist masks

“ LA FIACCOLA DELL’ANARCHIA” : Amazzonia: Le maschere anarchiche…

Mi sono imbattuto nell’arte cosiddetta Amazzonica, ovvero quell’insieme di oggetti  creati dai nativi della zona delle grandi foreste pluviali cresciute attorno ai fiumi  Orinoco, Rio delle Amazzoni e Paraná-Río de La Plata, in modo casuale e sorprendente. Grazie al caro amico Fernando Pujol ho potuto visitare un antico palazzo di Barcellona che ospita una collezione formidabile per ora poco conosciuta. In una ex Cappella privata in stile Art Noveaux ho trovato l’origine dell’arte di Picasso e della sua famiglia artistica. Segno potente, colore netto e suggestivo, forme antropozoomorfe immaginifiche, materiali essenziali usati con grande creatività e maestria. La mia natura complulsiva mi ha spinto ad approfondire e a ricercare manufatti disponibili sul mercato. Ho scoperto così che questi linguaggi dell’arte, per altro potenti e suggestivi come ad esempio quelli africani ed oceanici, sono decisamente meno appetiti dal mercato dei collezionisti. In sostanza sono difficili da trovare e non troppo costosi. L’ansia monetizzatrice dell’occidente non li ha ( ancora ) ritenuti così interessanti. E’ curioso. mi pare che chi ama Picasso e i Surrealisti dovrebbe andare fuori di testa davanti a queste opere.  Ho iniziato ad approfondire, e anche  per questo aspetto la ricerca non è facile. I testi di riferimento non sono molti, pur essendo difficili dai trovare stranamente non costano le  migliaia di euro chiesti per certi tomi di Arte Africana di sessanta anni fa.… Perché le opere delle culture Aparai, Bakairi, Piaroa, Wayana, ( per fare qualche esempio…)  risultano essere figlie di un Dio Minore?

Ci sono certamente aspetti oggettivi: le opere sono essenzialmente realizzati in fibre naturali e quindi facilmente degradabili, è  ancora più difficile definirne epoca e funzioni rispetto ad opere provenienti da altre culture extraeuropee, anche per la natura “selvaggia” delle culture che  le hanno espresse, sembrano esserci meno livelli di mediazione culturale tra l’oggetto rituale e chi lo usa. Non credo si conoscano Società Segrete o organizzazioni similari preposte alla gestione dei diversi riti . Non pare esserci mediazione tra l’origine motivante del rito ( vita, morte, caccia o raccolta ) e chi lo pratica, ancorché in modo comunitario. Mi affascina pensare che quelle  culture siano “anarchiche”, nel senso più romantico che si possa dare a questa definizione. Almeno sotto il profilo rituale non sembrano esserci caste “sacerdotali” o similari che gestiscono il “business” del sovrannaturale con conseguenti profitti. La relazione con il Mistero della vita,  presente in ogni aspetto della vita quotidiana a volte in modo drammatico considerando la natura selvaggia di quelli luoghi ,  sembra ricondotta alle singole coscienze, pur dentro una dimensione  cultuale complessa e profonda che coinvolge l’intera comunità ma lascia alla azione del singolo l’individuazione e la costruzione degli strumenti necessari per affrontare e tentare di governare la complessità dell’esperienza della vita. Pare che le dinamiche cultuali siano simili a quelle anteriori alla rivoluzione neolitica che, come dice giustamente Jaques Attali, non ha inventato solo la ceramica, la tessitura, l’agricoltura ma anche gli eserciti, i preti, i “recinti ”fisici e sociali….Maschere e oggetti d’uso provenienti da quelle culture associano alla formidabile potenza  archetipica di  segno, colore, materia, una altrettanto formidabile natura energetica primaria, determinata dal come e dal perché sono realizzate, e dal modo in cui vengono usate. E riemerge, potente ed impegnativa,  l’origine dell’essere umano. E forse è questo il motivo della loro apparente marginalità. 

Amazonia: The anarchist masks

I came across the so-called Amazonian art, the objects created by the natives of the area of ​​the great rainforests that grew up around the Orinoco, Amazon and Paraná-Río de La Plata rivers, in a casual and surprising way. Thanks to my dear friend Fernando Pujol I was able to visit an ancient palace in Barcelona which houses a formidable collection that is still little known. In a former private chapel in Art Noveaux style I found the origin of the art of Picasso and his artistic family. Powerful sign, clear and suggestive color, imaginative anthropozoomorphic shapes, essential materials used with great creativity and skill. My complusive nature prompted me to delve into and research artifacts available on the market. Thus I discovered that these languages ​​of art, powerful and evocative as for example the African and Oceanic ones, are decidedly less attractive to the collectors’ market. Basically they are hard to find and not too expensive. The monetizing anxiety of the Western Art Market  has not (yet) deemed them so interesting. It’s curious. it seems to me that those who love Picasso and the Surrealists should go crazy in front of these works. I began to delve deeper, and also for this aspect the search is not easy. The reference texts are not many, although they are difficult to find, strangely they do not cost the thousands of euros asked for certain volumes of African Art of sixty years ago.… Because the works of the Aparai, Bakairi, Piaroa, Wayana cultures (to name a few example…) turn out to be daughters of a Lesser God?

There are certainly objective aspects: the works are essentially made of natural fibers and therefore easily degradable, it is even more difficult to define their era and functions compared to works from other non-European cultures, also due to the “wild” nature of the cultures that expressed them, there seem to be fewer levels of cultural mediation between the ritual object and its user. I don’t think there are known Secret Societies or similar organizations responsible for the management of the various rites. There does not seem to be any mediation between the motivating origin of the rite (life, death, hunting or gathering) and whoever practices it, even if in a community way. It fascinates me to think that those cultures are “anarchic”, in the most romantic sense that can be given to this definition. At least from a ritual point of view, there do not seem to be “priestly” or similar castes that manage the “business” of the supernatural with consequent profits. The relationship with the Mystery of life, present in every aspect of daily life, sometimes dramatically considering the wild nature of those places, seems to be traced back to individual consciences, even within a complex and profound cultural dimension that involves the entire community but leaves to the action of the individual the identification and construction of the tools necessary to face and try to govern the complexity of the experience of life. It seems that the cultural dynamics are similar to those prior to the Neolithic revolution which, as Jaques Attali rightly says, not only invented ceramics, weaving, agriculture but also armies, priests, physical and social “enclosures” ..Masks and everyday objects from those cultures associate the formidable archetypal power of sign, color, matter with an equally formidable primary energetic nature, determined by how and why they are made, and by the way they are used. And the origin of the human being re-emerges, powerful and demanding… and perhaps this is the reason for their apparent marginality.

wayana

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